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dragon age

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Super Marco
view post Posted on 2/11/2009, 12:03




Versioni testate: PC e Xbox 360

Capita che dopo un paio d'ore di navigazione tra una meravigliosa foresta e un oscuro sotterraneo, decine d'incontri e una quantità di storie legate a quei luoghi dall'enorme potere evocativo, si arrivi infine dal gruppo di lupi mannari che tanto si è fatto per poterli uccidere, a conoscere la personificazione della foresta che li accudisce in qualche modo, li educa a controllare i loro istinti bestiali. Capita che all'improvviso tutte le consapevolezze scompaiano e non si possa più dire se chi aveva incaricato di portare a termine quella missione sia buono o cattivo, perché la causa e la soluzione del problema si allineano e più che aver tutti ragione, cadono tutti in qualche torto.

Dragon Age: Origins è così, quello che è stato annunciato come il successore spirituale di Baldur's Gate si presenta come un'enorme avventura, un prisma che permette di entrare da una delle molteplici facce che lo compongono per uscirne ogni volta in mille sfaccettature diverse, vestendo i panni di personaggi chiamati a un fine eroico ma imprigionati all'interno di un universo che perde l'allineamento morale solito dei titoli BioWare a favore di un complesso di rapporti interpersonali stupefacente per quanto è vivido, capace di raccontare al meglio i molti drammi e le poche gioie offerte da un mondo sull'orlo della distruzione ma ancora dominato dagli interessi personali, dall'avidità e quindi dalle tragedie di ogni singolo. Lungo, appagante, profondo e giocabile in almeno un paio di modi completamente diversi, Dragon Age: Origins è l'apice di un certo modo di giocare di ruolo, estremamente classico e forse non perfetto, ma certamente meraviglioso e appagante.


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OriginiL'utente entra in gioco a quattrocento anni dalla formazione dei Custodi Grigi, un gruppo di combattenti votati all'eliminazione di una piaga dovuta ad antichi errori e resa palpabile dall'arrivo di terribili demoni, in grado di squarciare il Velo che separa le due dimensioni della realtà e del sogno e intenzionati a dominare quella che non gli spetterebbe di diritto. Quattrocento anni dopo, quindi, nel momento in cui la minaccia sta riprendendo vigore e si appresta a un secondo terribile attacco. Questa la premessa, perché l'inizio è in mano al giocatore: le sei origini da cui il titolo, sono lunghi prologhi giocati volti a presentare il protagonista che si metterà a capo dell'avventura per le decine di ore successive; due per i Nani, due per gli Elfi, una per gli Umani e l'ultima per i maghi, che a prescindere dalla razza vengono sin dalla tenera età, una volta mostrati i segni della propria natura, educati all'interno della torre del circolo dei Magi.

Dopo aver speso una dozzina di ore per giocarle tutte è incredibile come BioWare abbia montato narrazione e gameplay in quantità così vaste solo per dare agli utenti una scelta, lasciando che moltissimi non vedano la cacciata dalla città nanica di Orzammar del giovane rampollo fratricida della famiglia reale o dell'unione ai custodi grigi dell'altro archetipo facente parte della piccola ma forzuta specie, quello appartenente alla plebe, sottomesso con la sorella ai voleri di un signorotto locale, cui fa da scagnozzo. Onore e vendetta, riscatto sociale e senso di predeterminazione della propria vita, tutti temi riscontrabili, tra gli altri, accompagnando un mago nell'iniziazione a una vita a lui imposta, o seguendo le orme degli elfi che, divisisi, sono in parte ancora sottomessi nelle città umane dove vengono considerati inferiori e in parte liberi nelle foreste, alla ricerca delle proprie radici. Difficile dire quale sia la migliore, probabilmente il Nano nobile spicca per la complessità del background che si va a creare, l'Elfo di città per il sapore e le tematiche shakespeariane e il mago per la visionaria, cupa e angosciante atmosfera. Mai l'inizio di un gioco di ruolo è stato migliore a nostra memoria.
 
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